Guida all’acquisto sostenibile per il neonato

lunedì, Luglio 16th, 2018


Come ho fatto ad integrare la mia vita eco-sostenibile con la notizia dell’arrivo del nostro piccolo? In questo articolo voglio condividere con voi alcuni princìpi che abbiamo seguito nel prepararci all’accogliere il nostro gnometto.

Ho sentito dire spesso che un bimbo non può far parte di una vita vegana e/o eco-sostenibile. Certo, con un bambino, si mette al mondo una nuova “macchina creatrice di spazzatura”, e siamo già così tanti a questo mondo, ma non siamo così veloci a trarre conclusioni. A parte, ovviamente, le emozioni e l’amore coinvolti, a mio parere, una nuova vita è una nuova possibilità, una personcina che può crescere a diventare un innovatore, cambiare il mondo, anche se solo un pochino. E poi penso sempre: “pensa se solo le persone alle quali non interessa niente dell’ambiente, degli animali, e della nostra terra, avessero bambini. Quali conseguenze avrebbe?”.

Detto questo, passiamo a cos’ho fatto per ridurre al minimo il consumo di prodotti inutili e la creazione di spazzatura. Spero di poter essere d’aiuto alle future mamme con questi semplici consigli.

  • eliminare le cose superflue

Ricercare e chiedere al maggior numero possibile di mamme quali siano le cose veramente essenziali. Chiedete a tante donne perché ognuno ha necessità e opinioni diverse, potrete così assimilare e decidere cosa si addice alla vostra situazione.

  • vestiti di seconda mano

Non appena ho detto ad alcune amiche di essere incinta, sono arrivate con sacchi pieni di vestitini e accessori che ai loro bimbi non servivano più; cose usate, ma pochissime volte, visto che crescono così in fretta. In tutto mi sono trovata a rovistare in circa sei sacchi enormi pieni di vestiti e ne ho ricavato, posso dire, quasi l’intero guardaroba del nostro bimbo. Ammetto che ho comprato anche dei vestitini, alcune cose che gli metteremo non appena nascerà e quando poi lo porteremo a casa e dei body nuovi. Ma molti dei suoi mesi successivi saranno riempiti di vestitini usati, ma bellissimi, in perfette condizioni e come nuovi.

Ricercando la possibilità di scambiare o regalare i vestitini che non volevo tenere (perché magari non mi piacevano o perché la stagione non sarebbe stata adatta) mi sono imbattuta nel sito dell’ Armadio Verde. E’ un sito dove puoi inviare vestitini usati, ma in buone condizioni. In cambio ricevi stelline che ti permetteranno di acquistare altri vestiti a un prezzo piccolissimo (solitamente 3 euro a pezzo).
Allo stesso modo, ho trovato dei set di vestiti usati (decine di vestiti) a un piccolissimo prezzo su Subito.it. Mia mamma ha ordinato uno di questi set per il nostro bambino su un sito simile olandese e i vestiti che sono arrivati sono veramente meravigliosi e come nuovi.

Ecosostenibilità bambini

  • scambiate (o rivendete) i vestiti

Quando il vostro piccolo crescerà e alcuni vestiti non gli andranno più, dateli via ad un’amica in attesa, o anche a una conoscente: ve ne saranno grate. In alternativa, potete anche fare un bel set di vestitini e venderlo su siti come subito.it come ho accennato qui sopra.

  • usate quello che avete/trovate

Molte cose che serviranno le abbiamo già in casa (asciugamani, il pentolino per sterilizzare eventuali biberon,..), altre possono essere ricavate da quello che possediamo già (bavagli da stoffe e teli, per esempio). Quello che meno spesso succede, ma che mi è capitato, è stato trovare qualcosa che avevo deciso di comprare tra la spazzatura. Nel mio caso è stata una vaschetta per il bagnetto nuova di zecca, trovata tra la spazzatura, con l’etichetta ancora attaccata.

  • accessori di seconda mano

Dopo essermi informata chiedendo ad amiche e conoscenti, mi sono fatta un’idea di ció che vorró avere in casa quando arriverà il piccolo e cosa invece mi sembra superfluo (nel mio caso, bilancia, fasciatoio con vaschetta,..). Sono poi andata alla ricerca di quel che mi servirà: ovviamente, nel mondo dell’usato non sempre trovi esattamente quello che cerchi subito, quindi mi sono messa all’opera presto, verso il quarto/quinto mese. Così online ho trovato il trio, a una frazione di prezzo rispetto all’originale, perfetto, bellissimo (sono ancora molto entusiasta di questo acquisto). Sono sicura che poi lo venderó a mia volta. Allo stesso modo, ho comprato il riduttore per il lettino a 20 euro, invece che a 160/180 euro.

Anche la fascia porta-bebé me l’ha data un’amica il cui figlio non ci è mai voluto stare dentro. Alcuni giochi li aveva ancora mia mamma del suo primo nipotino, alcuni ancora impachettati. Molti libri per bambini li avevo tenuti dalla mia infanzia e li useró per decorare la cameretta. E così via..

  • comprate, se necessario, ma materiali eco-sostenibili e biodegradabili

Dopo tutto questo ambaradan sull’usato è ora di ammettere che ho comprato cose anche io (soprattutto i mobili per la cameretta). Ho cercato il più possibile, però, di evitare di comprare plastica, preferendo materiali più ecosostenibili come il legno.

Ho anche comprato delle salviettine per il cambio, della marca Naty, 100 % compostabili. Non so ancora se le ricompreró o troveró un’alternativa ad un impatto ambientale ancora minore (se avete dei consigli, fatemi sapere!). Infine, per i primi giorni, ho comprato dei pannolini usa e getta, sempre della Naty, per permettermi, almeno in ospedale di abituarmi con calma a tutte le novità.

Ecosostenibilità bambini

  • pannolini lavabili

Come fa una persona ad appassionarsi così tanto ad un argomento come i pannolini? Io non lo so, ma ormai “studio” i pannolini lavabili da alcuni anni (eh sì, già mi interessavano ben prima di rimanere incinta). Le mie prime e validissime informazioni le ho ricevute da questo video di Ellen Fisher. Ho, poi, girato YouTube in lungo e in largo cercando altre opinioni e recensioni, prima di comprare. Infine, sul sito dove ho comprato i pannolini, EcoBaby, ho trovato un bellissimo e comodissimo e-book, che dà tutte le informazioni necessarie a una mamma per scegliere (clicca qui per trovare l’e-book).

Ho scelto di comprare i pannolini nuovi per una questione di igiene. Sapendo che poi dureranno per molti anni e che li potró utilizzare per eventuali futuri fratellini o sorelline, penso sia un investimento molto valido (ho fatto due conti e arrotondando comprando circa 20 pannolini riutilizzabili della marca migliore, spendo quello che spenderei in un anno di pannolini usa e getta). Pensate quanto risparmio di plastica (e di soldi)!

Personalmente, ho scelto i BumGenius 5.0 Pocket. Hanno gli inserti che si possono togliere e adoro i loro colori. Sono i più costosi, ma secondo la mia ricerca, anche i migliori in fatto di contenimento e durabilità. Magari scriveró un articolo in futuro, quando lì avró testati per un po’.

Ecosostenibilità bambini

  • fai-da-te

Per decorare la cameretta una delle cose più belle è mettersi all’opera e creare qualcosa di personale per il bambino. Io ho fatto un semplice dream-catcher, ad esempio. Ma potete anche fare una copertina patch-work, se volete, oppure un disegno.

  • prodotti per l’igiene allo sfuso

Al negozio dello sfuso ho già trovato una linea bimbi. E’ della marca BioLù e include bagnoschiuma e shampoo. Il contenitore è di plastica, ma puó essere riempito di volta in volta. Onestamente, non so se riusciró ad utilizzarla sempre, poiché il prezzo è abbastanza alto, e il negozio dello sfuso non è proprio dietro l’angolo, quindi ho intenzione di andare alla ricerca di uno shampoo solido e anche un sapone solido. Ma per adesso è la soluzione ideale.

Ecosostenibilità bambini

  • libri che insegneranno al bimbo le vostre scelte

Mentre crescerà, cercheró di integrare negli insegnamenti di tutti i giorni, tutte queste cose: gli insegneró che cerchiamo di sprecare il meno possibile, l’amore per la natura e gli animali, e lo faró cercando di renderlo tutto un gioco. Per questo ho pensato che uno dei modi più belli è di insegnare attraverso libri colorati e divertenti. Alcuni esempi sono: The Earth Book di Todd Parr  e V is for Vegan di Ruby Roth.

Questi sono i passi che ho fatto e ho intenzione di fare con l’arrivo del nostro piccolo. Spero che vi abbia potuto ispirare a fare delle scelte zero-waste anche per i vostri piccoli. Se avete altri consigli o domande, fatemi sapere!

 

Marmellata di susine – Ricetta

lunedì, Luglio 9th, 2018

Sono una divoratrice di frutta. La mangio a ogni ora del giorno e probabilmente ne mangio più di chiunque io conosca. Per questo motivo, non accade molto spesso che io abbia abbastanza frutta per fare della marmellata, di solito la mangio tutta. Ma quando la settimana scorsa mia suocera mi ha detto di guardare l’albero di susine nel loro orto, ho desistito. Non sarei mai capace di mangiare tante susine (sai che mal di pancia!). L’albero era completamente sommerso, piegato un due dal peso dei bellissimo frutti giallognoli. Così, armati di un cesto e di un cuginetto che adora arrampicarsi, siamo andati a raccogliere tutte le susine che stavano nel cesto.

La sera successiva mi sono messa all’opera e ho finalmente fatto della marmellata da tenere per quest’inverno. In realtà ho già usato la metà su due crostate (presto troverete la ricetta qui!) e quindi posso attestare che è veramente buona: né troppo dolce, né troppo acidula. Trovate la ricetta qui sotto.

marmellata susine

marmellata susine

Marmellata di susine
(circa tre barattoli da 200 ml)

1200-1300 grammi di susine (denocciolate)
300 grammi di zucchero grezzo di canna
succo di mezzo limone

Cominciate col denocciolare le susine. Ci vorrà un po’, quindi mettetevi comodamente sul divano a guardare una serie.
Ponete le susine denocciolate in una pentola capiente dai bordi alti e aggiungete lo zucchero.
Mescolate e lasciate macerare per almeno mezz’ora.
Mettete la pentola sul fuoco ed aspettate che il composto arrivi ad ebollizione.
Continuate a mescolare di tanto in tanto con un cucchiaio di legno per far sì che non si bruci la marmellata.
Quando comincia a bollire, abbassate la fiamma al minimo (se necessario cambiate anche fornello). Il composto deve continuare a bollire, molto moderatamente, per 45 minuti. Tenete d’occhio la marmellata e ogni tanto mischiate.
Nel frattempo, sterilizzate i barattoli (io li ho messi in forno a 110 gradi per 20 minuti), ma trovate altri modi di sterilizzare i barattoli qui.
Passati i 45 minuti, togliete la pentola dal fuoco. Aspettate alcuni minuti prima di versare nei barattoli. Chiudete i barattoli con i coperchi, ma non stringete troppo. Mettete i barattoli a raffreddare col coperchio in giù.
Per controllare che sia avvenuto il sottovuoto, provate a schiacciare la parte superiore del tappo. Se non farà il solito rumore “click-clack”, il sottovuoto sarà avvenuto con successo.

Tingere tessuti con metodi naturali

martedì, Maggio 29th, 2018

Erano anni che volevo provare a tingere dei tessuti con un metodo naturale e finalmente ho trovato il pretesto perfetto. Abbiamo già tanti piccoli body bianchi per il nostro piccolino, così volevo provare a tingerne uno di un colore molto naturale. Ultimamente adoro il giallo ocra, così il mio obiettivo originale era di colorarlo di questo colore, ma come tutti i metodi naturali, anche questo è imprevedibile e il risultato è stato un bel color rosa albicocca leggero.

Qui sotto vi spiego come ho fatto a tingere questo body. Questo tessuto è in 100% cotone, se utilizzate altre tipologie, come ad esempio il lino o la lana, il risultato sarà diverso. Fatevi sorprendere. Molti altri fattori influenzeranno il risultato, quindi non aspettatevi esattamente lo stesso colore che ha preso questo body (come ho detto, io cercavo di tingerlo di un colore simile all’ocra).
Notate anche che io non ho utilizzato alcun mordente (come il sale), che avrebbe potuto dare un colore più vivace, proprio perché volevo un colore soffice e non troppo intenso. Se volete, quindi, aggiungete anche due cucchiai di sale.

 

tinture naturali

tinture naturali

Occorrente

la buccia di 5-7 cipolle gialle grandi
una pentola in alluminio che utilizzerete solamente per tingere
colino
tessuti da tingere
cucchiaio
sale (opzionale)

Metodo

Sbucciare le cipolle e riporre le bucce nella pentola.
Coprire le bucce con acqua.
Portare ad ebollizione e lasciar bollire per circa un’ora (la vostra casa odorerà di zuppa di cipolle, vi consiglio di azionare la cappa).
Lasciare le buca ammollo per due giorni (opzionale, ma vi permetterà di estrarre tutto il colore dalle buca di cipolla).

Bagnare i tessuti che si vogliono tingere con acqua calda (fate attenzione che siano tutti ugualmente bagnati).
Togliere le bucce dall’acqua usando un colino.
Intingere i tessuti nell’acqua colorata e togliere tutte le bolle d’acqua aiutandosi con un cucchiaio.
Mettere su fuoco basso per circa un’ora stando sempre vicini e attenti che non manchi l’acqua (nel caso mancasse perché evaporata, togliere dal fuoco e continuare col prossimo passo).
Togliere dal fuoco e lasciar raffreddare per uno o due giorni.
Togliere tessuti dalla pentola, sciacquare con acqua fredda e lasciar asciugare al sole.

tinture naturali

Questa è la prima volta che provo a tingere dei tessuti con delle piante (ho provato con le uova da piccola, quando ancora le mangiavo, per pasqua, ma sono sempre stati die disastri). Ho intenzione di provare a raggiungere quel bellissimo ocra di cui vi parlavo, magari con della curcuma, ma vorrei anche provare altre piante e frutti. Vi aggiornerò sulle mie avventure.

Plumcake alle carote vegan – Ricetta

giovedì, Maggio 17th, 2018

L’estate sembra non arrivare più quest’anno (vedi le nostre stories su Instagram). La sto aspettando, ma le do tutto il tempo che le serve. Io e Roberto avevamo pianificato di passare la giornata nell’orto, ma purtroppo, dopo l’ennesima notte di pioggia, abbiamo dovuto rimandare. Per fortuna quest’acqua rende le nostre piantine felici e nutrite di tutto quel che hanno bisogno. Così abbiamo fatto quel che ci piace fare di più: siamo stati in cucina tutta la mattina e fra le altre cose abbiamo creato una ricetta per una bellissima, leggera e speziata torta di carote vegana.

Plumcake carote

Plumcake alle carote vegan
(uno stampo di 20 cm)

100 g farina integrale
100 g farina bianca “00”
140 g zucchero di canna
250 g carote grattugiate
16 g (un sacchetto) di lievito in polvere
150 g latte di avena non zuccherato
50 g olio di semi
un pizzico di sale
1 cucchiaino di zenzero in polvere
1 cucchiaino di cannella in polvere
1 cucchiaino di curcuma in polvere (opzionale)

Preriscalda il forno a 180 °C.
In una terrina grande mischia le farine, lo zucchero, il lievito, il sale e le spezie.
In un’altra terrina versa il latte di avena e l’olio di semi.
Versa la miscela liquida agli ingredienti asciutti e mischia finché si è creato un impasto omogeneo.
Aggiungi le carote grattugiate e incorporale all’impasto.
Ricopri il fondo e i lati di una forma per plumcake/pane da 20 cm con la carta da forno.
Versa l’impasto nella forma e inforna per circa 40 minuti.
Controlla con uno stuzzicadenti che l’interno del plumcake sia asciutto e sforna.
Lascia raffreddare e servi, se vuoi accompagnato da una spolverata di zucchero a velo o un po’ di panna vegana e un caffè o un té.

Plumcake carote

Come fare il latte di mandorla in casa

mercoledì, Aprile 25th, 2018

Tra le alternative vegetali al latte preferisco latte di avena e latte di mandorla. Il latte di avena è quello che compro più spesso perché meno costoso, mentre il latte di mandorla lo faccio in casa, in cinque minuti. E’ molto meno costoso di quello del supermercato e butto anche un imballaggio in meno nella spazzatura.

In questo post vi voglio spiegare passo passo come faccio il latte di mandorla in casa. Questa volta mi aiuto con un video, spero sia chiaro e non esitate a pormi domande nei commenti o in privato.

latte di mandorla

Latte di mandorla fatto in casa
1 litro

100 g mandorle sgusciate
1 l acqua naturale (del rubinetto va benissimo)
2-3 datteri (opzionale)
1/2 cucchiaino di estratto puro di vaniglia (opzionale)
un pizzico di sale

Il latte di mandorla è interamente personalizzabile. C’è chi lo beve semplice, c’è chi aggiunge datteri e vaniglia come me, e c’è chi aggiunge cacao per fare la cioccolata (buonissima tra l’altro!). Questa è la ricetta che per i miei gusti crea un latte di mandorla gustoso, ma non troppo dolce.

Incominciate col mettere ammollo le mandorle sgusciate per almeno 2-3 ore (potete lasciarle anche tutta la notte, in modo da poter preparare il latte al mattino).

Scolate le mandorle e versatele in un frullatore aggiungendo l’acqua, i datteri, l’estratto di vaniglia e il sale.

Frullate per circa due minuti (così da sfruttare tutto il potenziale gusto della mandorla).

Mettete lo scolino su una grossa ciotola e coprite lo scolino con un panno da cucina pulito.

Versate il latte dal frullatore nello scolino ricoperto e chiudere il panno prendendolo dai quattro angoli. Strizzate tutto il latte contenuto nel panno.Versate il latte ottenuto in una bottiglia aiutandovi con un imbuto.

Il latte di mandorla è pronto!

Suggerimento: con la pasta di mandorle rimasta si possono creare dei biscotti o dei crackers.

Vegan Banana Bread – Ricetta

domenica, Aprile 22nd, 2018

Quando Roberto lavorava nella piccola lunchroom della cittadina dove abitavamo in Olanda, quando andavo a trovarlo ordinavo sempre il banana bread. Era una versione con molti più ingredienti e molto più costosa da ricreare. Alcuni ingredienti qui sono proprio introvabili, quindi ci siamo dati da fare per creare una versione altrettanto buona, ma molto più facile da ricreare.

Gli ingredienti sono semplici e trovate quasi tutti gli ingredienti in qualsiasi supermercato. Abbiamo provato e riprovato la ricetta finché abbiamo raggiunto la perfetta combinazione (non troppo asciutto, non troppo molliccio, non troppo dolce,..). Ecco qui il risultato:

banana bread

banana bread

banana bread

Vegan Banana Bread
(uno stampo di 20 cm)

125 g farina integrale
125 g farina “00”
5 banane mature
1 sacchetto (16 g) lievito in polvere
200 ml latte di avena
50 g gocce di cioccolato fondente vegan
1 cucchiaio di semi di lino macinati
una manciata di noci
1 cucchiaino di cannella in polvere
1 cucchiaino di zenzero in polvere
1 cucchiaio di sciroppo d’agave

Preriscaldare il forno a 180 °C.
In una ciotola grande versare le due farine, il lievito, i semi di lino, la cannella e lo zenzero, le gocce di cioccolato e le noci e mischiare. Questo è il composto asciutto.
In un’altra ciotola grande, spezzettare quattro delle cinque banane. Schiacciare grossolanamente le banane con l’aiuto di una forchetta o della frusta (vedi video). Aggiungervi il latte di avena e lo sciroppo d’agave. Questo è il composto umido.
Versare il composto umido nel composto asciutto e incorporare mischiando con una forchetta, un cucchiaio o una frusta.
Versare l’impasto in uno stampo da pane o torta precedentemente coperto con carta da forno e livellare.
Tagliare la banana rimasta in metà seguendo la lunghezza e decorarvi la torta (vedi video e foto).
Infornare per 50 minuti. Controllare di tanto in tanto.
Sfornare e lasciare raffreddare prima di servire.

come fare dei vasetti biodegradabili con i rotoli della carta igienica

mercoledì, Aprile 11th, 2018

Fare dei piccoli vasetti biodegradabili per seminare le vostre erbe o le piantine da poi trapiantare nell’orto è facilissimo. Bastano dei rotoli di carta igienica (potete usare anche i rotoli di carta da cucina) finiti, delle forbici, della terra e i semi che volete utilizzare.

Io uso questi vasetti per seminare i pomodori. All’inizio li tengo sul balcone di casa, portandoli dentro la sera a causa delle temperature ancora troppo basse. Una volta che la piantina sarà forte abbastanza, la trapianterò nell’orto.

Cominciate col piegare il rotolo a metá seguendo la lunghezza, poi piegate il rotolo nell’altro verso formando un quadrato(vedi foto)

Tagliate il rotolo a metà (vedi foto).

Tagliate i quattro angoli del rotolo per un terzo della lunghezza (circa 2 cm, vedi foto).

Piegate il lembo che avete più vicino a voi verso l’interno del rotolo, poi piegate quello a sinistra, quello sopra, finendo con quella a destra. Quando piegate quest’ultimo fate passare l’angolo superiore del lembo sopra il lembo sopra, mentre infilate l’angolo inferiore del lembo destro sotto quello inferiore. In questo modo i lembi si bloccheranno e staranno fermi e reggerà il peso del terriccio.

I vostri vasetti sono pronti!

 

Il primo trimestre – gravidanza vegana

lunedì, Aprile 9th, 2018

Se mi seguite su Instagram, avrete visto che io e Roberto aspettiamo un piccolino o una piccolina. Evviva! Qui sul blog voglio approfondire come sto vivendo questa gravidanza, dal punto di vista nutrizionale, ma anche personale (emotivo e fisico). Se avete domande, non esitate a scrivermi!

Una gravidanza vegana viene vista da molti come recante pericoli, ma vi assicuro che è perfettamente possibile, sicuro, ed estremamente salutare se mamma e papà hanno una conoscenza nutrizionale di base, e hanno approfondito l’argomento nutrizione vegetale.

gravidanza

Bene, passiamo alla mia esperienza personale.

L’inizio.

Ero sicura di essere incinta, ma era troppo presto per un test. Avevo mal di testa, un mal di testa leggero, ma incessante. Ero stanca, troppo stanca. Lo sentivo e pensavo di essere pazza (avevo da poco avuto un aborto spontaneo e teoreticamente era alquanto improbabile che fossi già incinta). Eppure, la mattina dell’8 gennaio l’ennesimo test risultò positivo.

Sintomi.

Mi considero una delle più fortunate, leggendo le esperienze di altre donne su internet. Inizialmente, come ho detto, avevo solo degli interminabili mal di testa, fastidiosi più che dolorosi.

La stanchezza estrema è il primo sintomo forte che ho avuto. Stanca da quando mi svegliavo, nonostante mangiassi equilibrato, integrale e soprattutto.. tanto! Nonostante dormissi dalle 8 alle 10 ore a notte, nonostante non facessi orari strani al lavoro. Ho cominciato ad addormentarmi sul divano verso le 20.30 ogni giorno, e a svegliarmi più tardi che mai, lavoro permettendo. Sono stata stanca per circa due mesi, e verso le 11-13 settimane la stanchezza ha cominciato ad attenuarsi. E ora, per fortuna, sono più energica di prima!

La nausea ha cominciato a farsi sentire verso la fine del primo mese, proprio fino alla fine del terzo. Sentivo nausea tutto il giorno, tutti i giorni, ma non mi lamento, perché non ho mai rimesso e non era cosí terribile da non permettermi di avere una vita normale.

Fame. A differenza di molte altre ragazze, la fame è stata uno dei miei primi sintomi. I primi tre mesi ho mangiato più “schifezze” del solito, anche se comunque mi sono saputa trattenere nei confronti di quel che il mio cervello mi implorava di mangiare. Nonostante la nausea avevo sempre fame, mentre adesso che sono quasi al quinto mese, ho smesso di strafogarmi, mentre leggo di molte altre donne che cominciano proprio ora. Sono fatta al contrario.

Voglie & Ribrezzi

Ho avuto una sola voglia fino ad adesso. Più che bisogno assoluto di mangiare quella cosa, è un continuo pensare “avrei voglia di.. fragole”. Menomale che sono in stagione e ne sto mangiando a tonnellate.
Anche di ribrezzi ne ho avuto solo uno significativo. Persiste ancora adesso, passato il quarto mese: il disgusto nei confronti della cipolla rosolata e del soffritto. Solo a pensarci mi viene il voltastomaco. Oltre a quello, prediligo i cibi freddi, soprattutto le verdure, a quelli caldi. Quando cuciniamo, che sia pasta, sugo, zuppa, riso,.. ho il voltastomaco. Ma questo non mi trattiene dal mangiare, alla fine come gusto mi piace tutto.

Riflessioni.

Prima di rimanere incinta, forse già da quando ero bambina, sognavo come sarebbe stato esserlo (credo di non essere l’unica). Stranamente, per molto tempo, ho anche avuto una specie di paura di, prima o poi, avere un corpo estraneo dentro il mio.
Ma tutto è risultato essere diverso da quel che mi aspettavo: la nausea non era poi cosí terribile, le voglie non sono così irresistibili, ma soprattutto la connessione tra mamma e figlio è unica. Altroché un corpo estraneo, ho dentro il mio amore, il nostro amore, e non vedo l’ora di crescerlo per questi mesi a venire.

Granola a Cioccolato e Cannella – Ricetta

sabato, Marzo 3rd, 2018

“Nothing in nature blooms all year long, so don’t expect yourself to do so either”.

Febbraio per me è sempre stato un mese di calma e introspezione. Non trovo molta energia per uscire e andare all’avventura, cosa che solitamente faccio durante il resto dell’anno. In fondo, come in natura, anche noi abbiamo bisogno di staccare la spina ogni tanto, e questo mese mi da la possibilità di fare proprio questo.

Ma è arrivato Marzo, e nonostante si sia presentato portando tanta neve, mi sento fresca, pronta per ricominciare a fotografare e scrivere, a produrre e immaginare. Da ieri piove, così stamattina ho deciso di ricreare una delle mie ricette più classiche e semplici, ma calorose e nutrienti (e golose): la granola a cannella e cioccolato.

Aggiungendo noci e nocciole questa granola diventa deliziosamente invernale e perfetta da gustare in queste mattinate fredde. Potete conservare questa granola per un bel po’ in un barattolo, ma sono sicura che non durerà a lungo.

Granola al Cioccolato (& Cannella)
(per cica 800 gr., vedi foto)

350 gr avena in fiocchi
150 gr noci miste (anacardi, noci, nocciole)
200 gr uvetta
1 cup semi di lino tritati
½ cup olio di cocco (o olio di semi)
30 gr cioccolato puro (vegano)
2 cucchiai cannella
2 cucchiai di cacao in polvere
3 cucchiai sciroppo di agave

Mettete l’uvetta in ammollo per almeno 10 minuti. Scolare e mettere da parto in una ciotola.
Preriscaldate il forno a 160 °C.
Tagliate le noci in pezzetti più piccoli usando un coltello da cucina ben affilato su un tagliere.
In una ciotola grande mischiate i fiocchi di avena, le noci, semi di lino, cannella e cacao.
Se l’olio di cocco non è sciolto a causa della temperatura fredda, mettetelo in un pentolino e fatelo sciogliere, oppure mettete brevemente il contenitore su un termosifone.
A questo punto aggiungete l’olio di cocco e lo sciroppo d’agave al miscuglio e mischiate bene. 

Coprite una teglia abbastanza grande con della carta da forno e versate la granola sulla teglia sparpagliando bene.
Infornate e cercate di controllare ogni 5 minuti per assicurarvi che non si bruci.
Dopo 15 minuti potete aggiungere l’uvetta, che così non si brucerà.
Lasciate cuocere ancora 5 minuti. Nel frattempo tagliate il cioccolato fondente a pezzettini, sempre con un coltello affilato.
Sfornate la teglia e lasciate raffreddare per una decina di minuti. Quando la granola è fredda, aggiungete il cioccolato.
Assicuratevi che sia completamente fredda prima di metterlo in un barattolo, dove o potrete conservare per almeno una settimana.

5 profili vegan Instagram da seguire

giovedì, Febbraio 1st, 2018

Il mio social media preferito è indubbiamente Instagram (mi trovate come @theeveningglow). Anni fa ho deciso di non seguire più persone che mi fanno sentire immeritevole, brutta, incapace, o qualunque altra emozione negativa, e devo dire che ciononostante rimangono tantissime persone che condividono foto e storie meravigliose, senza farmi sentire uno schifo. Tante persone che affrontano la vita in maniera  positiva, e il veganismo con tanta felicità e/o condividono il loro stile di vita zero-waste senza giudicare. Ecco, ho deciso di cominciare a condividere con voi alcuni dei miei profili preferiti.

Oggi vi presento i miei profili vegan preferiti, quelli con le foto che mi fanno sognare di luoghi sperduti, di paesi tropicali, di mango, papaya e avocado, di verdura appena raccolta dall’orto, di bambini sani e felici, di movimento e natura. Seguo queste donne (e alcuni uomini) perché mi fanno sentire felice, mi fanno venir voglia di intraprendere cose nuove, e a volte riescono a trasformare una giornata “no” in una giornata okay,  solo attraverso una foto. Anche io vivo in un posto isolato e sperduto, ma completamente diverso dal loro, anche io ho un orto, ma qui crescono verdure diverse, anche io raccolgo e mangio tanta frutta, ma non quella tropicale, ed è questo che non mi fa sentire loro “rivali”, ma più come amiche lontane (tragicamente, con alcune probabilmente non parlerò mai, haha).

Ellen Fisher (@ellenfisher) – Probabilmente verrà nominata in ogni singolo mio articolo su Instagram. E’ la mia musa da mesi (se non anni), mi fa sentire bene, mi tira su di morale, mi ispira e mi da idee geniali! Ellen vive nelle Hawaii, insieme a suo marito Andrew e i loro figli Elvis e Sandy (+ uno in arrivo prestissimo). E’ vegana, le piace stare all’aria aperta e muoversi, ha il proprio orto completo di una compostiera perfetta creata dal marito. E’ attenta agli sprechi e consapevole del fatto che dobbiamo ridurre il nostro impatto sull’ambiente il più possibile. Bene, probabilmente la conoscevate già, se no, andata subito a dare un’occhiata al suo profilo e al suo canale YouTube.

Jessie Snyder (@_faringwell) – Quanto mi mette di buon umore questa ragazza! Quando filma le stories mi mette sempre l’allegria. Spesso “ci porta” con lei al mercato, oppure filma come riorganizza la sua dispensa o come crea una ricetta. La sua cucina è bellissima e super-organizzata: un sogno! E le sue ricette oltre ad essere sane, fanno venire l’acquolina in bocca.

Sammantha Fisher (@sfisherx) – E’ una bravissima e coraggiosissima fotografa. Non ama far vedere il proprio volto, ma da un volto a tutti gli animali che soffrono per finire sui nostri piatti. Spesso visita allevamenti di bovini o suini che andranno a finire al macello, fotografando gli sguardi di quegli esseri innocenti che non vogliono far altro che vivere. Bravissima!

Malin (@goodeatings) – Anche lei mi mette sempre di buon umore. E’ una ragazza molto calma e gentile. Fa delle foto brillanti, piene di profondità e colore. Il suo cibo ti riempie di gioia, perché pieno di colori e super-nutriente.

James Aspey (@jamesaspey) – Da seguire su tutti i social media! Spiega perfettamente perché una persona diventa vegana (e gli altri lo dovrebbero diventare). E’ un esempio per tante persone e riesce a confrontare tranquillamente i più agguerriti carnivori, speso convincendoli della loro ipocrisia. Da quando mio padre ha cominciato a seguirlo su Facebook, si è aperto molto di più al dialogo nei miei confronti al punto da arrivare a dire che ho ragione e che dovremmo tutti essere vegani.

Quali profili vegan mi consigliate di seguire? A proposito, se non mi seguite ancora mi trovate cliccando qui.